Molto spesso genitori e parenti dei soggetti autistici affrontano ogni giorno con grande sofferenza la situazione, vivendola come una sorta di “cordoglio anticipatore”.
La presenza di un disturbo grave che colpisce i nostri figli e che spesso non si può contrastare come si vorrebbe produce un “dolore del cuore” insopportabile. Non è raro che la coppia genitoriale da sola non riesca a sopportare questo dolore.
Ecco che un sostegno esterno diventa essenziale poiché mette in moto tutte le risorse psicologiche, umane ed affettive, necessarie per raggiungere il massimo del risultato potenzialmente ottenibile.
L’attività di parenting si sviluppa in due direzioni, una di formazione sull’intervento possibile, e l’altra sulla narrazione ed elaborazione della sofferenza quotidiana. Quest’ultima, quando non avviene, dà vita ad un blocco che agisce anche sulle più elementari azioni di recupero della situazione, ostacolando l’aiuto che solo un genitore può dare al figlio.
L’attività di parenting è strutturata su sedute settimanali di circa un’ora che favoriscono emersione ed elaborazione di sofferenza e rabbia con la narrazione del vissuto.